Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS ha presentato il "Rendiconto di Genere 2024", che evidenzia le persistenti disparità tra uomini e donne nel mercato del lavoro, nei percorsi di istruzione e nei livelli retributivi e pensionistici.
Gli stipendi restano ancora piu bassi del 20% rispetto a quelli maschili a parità di ruolo e nelle posizioni dirigenziali le donne sono un quinto del totale, meno di un terzo i quadri.
Intanto il Governo ha pubblicato i dati della ripartizione delle risorse rivolta anche al contrasto della violenza di genere, che per il 2025 ammontano a circa 80 milioni di euro.
Vediamo in dettaglio nei paragrafi che seguono.
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Nel 2023, il tasso di occupazione femminile si è attestato al 52,5%, con un divario di 17,9 punti percentuali rispetto agli uomini. Le assunzioni femminili sono state solo il 42,3% del totale, e l’instabilità lavorativa colpisce maggiormente le donne, con appena il 18% dei contratti a tempo indeterminato. Il part-time involontario riguarda il 15,6% delle lavoratrici, contro il 5,1% degli uomini. Il divario retributivo rimane significativo, con stipendi inferiori di oltre il 20% in settori chiave come commercio, finanza e industria. Anche nelle posizioni dirigenziali le donne restano sottorappresentate: solo il 21,1% dei dirigenti è donna, e tra i quadri la percentuale arriva al 32,4%. Nonostante le donne siano più numerose tra i laureati (59,9%) e i diplomati (52,6%), questa superiorità formativa non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice del mondo del lavoro.
Il report sottolinea anche il carico sproporzionato del lavoro di cura sulle donne: infatti, nel 2023, le giornate di congedo parentale richieste dalle donne sono state 14,4 milioni, contro appena 2,1 milioni degli uomini.
L'offerta di asili nido resta insufficiente in molte regioni, limitando le possibilità di conciliazione tra lavoro e famiglia.
Il problema della violenza di genere rimane rilevante, con un aumento delle denunce, mentre il "Reddito di libertà", destinato alle vittime, ha subito riduzioni per mancanza di fondi.
In ambito pensionistico, sebbene le donne siano più numerose tra i pensionati, ricevono assegni inferiori del 25-44% rispetto agli uomini, a causa di carriere più frammentate e retribuzioni più basse. Solo il 27% delle donne lavoratrici dipendenti e il 25,5% delle autonome riesce ad accedere alla pensione anticipata, evidenziando le difficoltà nel raggiungere i requisiti contributivi. Secondo il Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, Roberto Ghiselli, affrontare queste disuguaglianze richiede un impegno coordinato tra istituzioni, politica e società civile per garantire una reale parità di genere.
Il Decreto del 28 novembre 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 25 febbraio 2025, disciplina la ripartizione delle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per l’annualità 2024. Il fondo è finalizzato a promuovere azioni per la tutela dei diritti e il contrasto alle disuguaglianze di genere, con particolare attenzione alla lotta contro la violenza sulle donne e alla promozione dell’empowerment femminile.
Il decreto è stato adottato in attuazione delle disposizioni normative vigenti, tra cui:
ll decreto del 24.11. 2024 pubblicato ieri in GU suddivide il fondo in diverse linee di finanziamento:
Le risorse sono ripartite tra le Regioni come da tabelle allegate, secondo parametri specifici:
A questo fine ogni Regione deve presentare una nota programmatica con:
Monitoraggio e Obblighi delle Regioni
Tavoli di coordinamento regionali per monitorare l’attuazione delle misure.
Obbligo di relazioni periodiche (entro il 31 marzo e il 30 novembre di ogni anno) per rendicontare l’uso dei fondi e l’efficacia delle misure adottate.
Sanzioni per il mancato utilizzo dei fondi: le risorse non utilizzate saranno revocate e redistribuite ad altre Regioni.
5. Azioni Nazionali
Oltre ai finanziamenti regionali, il Dipartimento per le Pari Opportunità prevede azioni a livello nazionale, tra cui:
Infine il decreto prevede la revisione dell’Intesa del 14 settembre 2022 sui requisiti minimi dei centri antiviolenza e delle case rifugio, da completare entro il 30 giugno 2025. L’obiettivo è aggiornare gli standard dei servizi per rispondere meglio alle esigenze delle vittime di violenza.