Riferimento: La relazione con il fisco italiano domani
• Che cosa vi aspettate dal Fisco italiano e perché?
• Come si può migliorare il servizio reso dal Fisco? come possono le autorità assumere una posizione di reale supporto al contribuente e non di detective pronti a smascherare e punire?
Il fisco italiano è il bello addormentato nel bosco. Siamo fermi ad una riforma che ha quasi 40 anni e in un mondo che viaggia a velocità incredibili non è concepibile accumulare un ritardo simile. La riforma fiscale è un ritornello che va avanti da anni ormai. Auguriamoci che entro la fine di questa legislatura si approdi a qualche risultato concreto.
Con l’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale (L. 5 maggio 2009, n. 42) si è aperta la strada alla possibilità che anche le Regioni e gli altri enti locali territoriali abbiano spazi di autonomia impositiva. Si tratta di una svolta «epocale», perché supera, l’impostazione fortemente «centralista» cui il nostro sistema fiscale era conformato.
Nel quadro di una generale ridefinizione dei rapporti tra «centro» e «periferia», si dovrà innestare anche una radicale riforma dei modelli di imposizione. E’ giunto il momento di riflettere sulla possibilità di attuare un progressivo spostamento del carico impositivo dalle imposte dirette alle imposte indirette.
Per ragioni connesse all’evoluzione dell’economia internazionale, la principale imposta diretta, l’IRPEF, si è trasformata in un’imposta principalmente sui redditi di lavoro, colpiti con aliquote elevatissime, mentre i redditi di natura finanziaria riescono spesso a scontare prelievi ridotti. In questa situazione, uno spostamento del prelievo dall’imposta personale verso quelle sui consumi
andrebbe nella direzione di una migliore equità complessiva del carico fiscale.
Inoltre, oggi la tassazione si concentra sui redditi auto-dichiarati dai contribuenti. Ne risultano favoriti coloro che sono nelle condizioni di occultare più facilmente il reddito. Anche questa
situazione consiglia di incrementare il prelievo sulle manifestazioni indirette di capacità contributiva (i consumi) e di ridurre, correlativamente, il prelievo sulle manifestazioni dirette di capacità contributiva (reddito e patrimonio). Il principale spostamento di prelievo, quindi, deve avvenire dall’Irpef verso l’Iva.